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lunedì 20 settembre 2010

Donna con disabilità umiliata all'aeroporto di Parigi: "Costretta a stare in piedi"

La "orribile avventura" di una 60enne italiana allo scalo di Orly. Ai controlli le chiedono con modi bruschi di stare in posizione eretta. Lei non ce la fa. Arriva la polizia, spariscono oggetti dal bagaglio a mano. "Per me il trattamento più meschino"

ROMA - Le figlie le avevano regalato un viaggio a Parigi per i suoi 60 anni. Ma per la signora Maria i quattro giorni nella "ville lumière" si sono trasformati in una orribile avventura: "Lì - dice ancora scossa - ho subito la più grande umiliazione della mia vita ed il trattamento più meschino che si possa riservare ad un essere umano, ed ancor di più ad un disabile". La colpa? Non dello sgradevole trattamento in hotel, non delle pur tante e numerose difficoltà incontrate (nella sua condizione di "mobilità quasi zero") per visitare la città, ma soprattutto l'assurdo comportamento degli addetti al controllo di sicurezza dell'aeroporto di Orly, che hanno imposto alla donna una perquisizione manuale pretendendo che mantenesse a lungo una posizione eretta che, per limiti fisici, non riusciva a garantire. E quando ha protestato chiedendo aiuto alle figlie, è stata da queste ultime separata, trovandosi di fronte la polizia e subendo la perquisizione manuale anche del bagaglio a mano, dal quale - denuncia lei - sono stati sottratti una serie di oggetti. Il tutto con metodi duri e sbrigativi, giustificati dal fatto che "eravamo italiani", e come tali abituati al mancato rispetto delle regole.
Ecco il racconto della signora Maria. "Sono una persona con disabilità, sono partita per Parigi lo scorso 11 settembre con le mie figlie: desideravo visitare questa città e speravo in cuor mio di non incontrare troppe difficoltà , considerata la mia condizione di mobilità quasi zero. Non voglio soffermarmi sullo sgradevole trattamento ricevuto in hotel , parcheggio disabili a pagamento (tariffe esorbitanti), e sull'unico posto disabili disponibile in strada occupato da secchi di pittura e pertanto non praticabile. Non voglio soffermarmi sul fatto che una sera, rientrando, l'ascensore del parcheggio era bloccato e ci hanno detto che non era colpa loro e che dovevamo fare le scale. Il fondo lo abbiamo toccato il 14 settembre tra le 6 e le 7 del mattino, al terminal B di Parigi Orly, security check, percorso agevolato disabili: lì ho subito la più grande umiliazione della mia vita ed il trattamento più meschino che si possa riservare ad un essere umano, ed ancor di più ad un disabile".
"Mi accingevo a varcare il metal detector ed un signore predisposto alla sicurezza domandava ripetutamente se potevo camminare. Ho una amputazione all'arto inferiore sinistro, e una amputazione alle dita del piede destro del quale ho quindi perso parziale funzionalità. Non cammino. Ricevuta questa risposta, si è innervosito. Camminare è impossibile. Mi trascino con l'ausilio di stampelle ma riesco a fare pochi passi. Non avevo le stampelle con me. Dopo avergli ripetuto un po' in inglese un po' in francese che non camminavo, mi è stato chiesto di alzarmi in piedi, in posizione a crocefisso, per effettuare la regolare perquisizione manuale su di me e sulla carrozzina".
"Io sbalordita - continua la signora Maria - chiedo alle mie figlie di aiutarmi a stare su, ma non ci riesco. Dopo pochi secondi sto per cadere, e mi devo sedere. La scena si ripete tre o quattro volte. Nel frattempo loro manifestano una pressione nervosa crescente, dicendo che noi italiani non rispettiamo le regole. Iniziavamo ad avere la sensazione che si fossero accaniti su di noi, e abbiamo cercato di far loro capire che dovevano mostrare un po' più di rispetto per una signora in carrozzina di 60 anni che non parla che l'italiano. La mia vergogna - ricorda Maria - saliva: mi sono tirata parzialmente giù i calzoni per mostrar loro la protesi. Ma loro pretendevano una posizione di immobilità in piedi un tempo sufficiente per "perquisire". Erano in tanti, una ragazza, due signori, un'altra signora molto dura e irremovibile. A quel punto le mie figlie hanno tentato di interrompere questo supplizio. Non l'avessero mai fatto!".
"Mi hanno separata da loro, mi hanno fatto uscire di nuovo dalla zona del security check: ero spaventata, da sola, non parlavo una parola di francese ed emotivamente è iniziato il crollo. Hanno detto che dovevano chiamare la polizia. E così hanno fatto. La motivazione era perché avevo impedito loro di svolgere una perquisizione regolare. Noi temevamo di perdere il volo perché siamo state lì ferme almeno mezz'ora e l'imbarco per i disabili deve avvenire con anticipo. Li abbiamo supplicati, li abbiamo scongiurati, con le lacrime agli occhi di non farci perdere l'aereo. Ma non contenti a quel punto hanno rovistato in tutti i nostri bagagli. Ci hanno trattate come dei criminali ,ci hanno vuotato ogni cm delle nostre valigie. Mi è stato sequestrato lo spray che uso per infilare la protesi,una colla che si spruzza e che fa aderire l'invaso al moncone. Ci hanno buttato acquisti fatti ad Eurodisney, delle pistole giocattolo che avevo comprato per i miei nipotini. Perché? Perché imitavano un' arma (pistola luminosa di buzz lightear con tanto di suoneria...). Mi hanno smarrito degli occhiali da sole di Calvin Klein, mi hanno umiliata davanti ad un mare di persone che ci guardavano con sorrisini di divertimento. Poi è arrivata la polizia, che ha simulato una perquisizione: mi hanno fatta accomodare in una cabina e lì una poliziotta molto gentile non mi ha toccata assolutamente e si è anzi scusata. Un poliziotto, giovane, ci guardava con aria di sufficienza: ha preso le nostre generalità perchè a loro dire abbiamo offeso il personale. Scioccate, in lacrime, arriviamo all'imbarco. L'aereo aspettava noi". "Il personale della EasyJet - la compagnia con cui Maria e le figlie hanno viaggiato - è stato gentilissimo: il capitano e il capo cabina hanno voluto sapere per filo e per segno l'accaduto, perchè a quanto pare questi episodi si sono già verificati e loro stessi avrebbero fatto un rapporto scritto sull'accaduto. E qui non ho potuto trattenere le lacrime, ho avuto un crollo totale".
"La mia condizione - ragiona Maria - non riesco a dimenticarla, neanche durante una vacanza regalo. E le mie figlie mi avevano regalato questo viaggio per i miei 60 anni. Quei signori mi hanno fatto capire, e ricordare, in ogni momento che sono inferiore, che sono violentabile, psicologicamente e fisicamente. Che non sono come loro. Ora desidero che questo fatto si sappia, desidero che si prendano i nomi di quelle persone: di quel signore che pretendeva camminassi, di quella con la radio trasmittente che non mi ha mai guardato in faccia, di quel ragazzo che con aria di superficialità ha buttato via le mie cose. Si, le mie cose, i miei acquisti: quelli che - conclude indignata - hanno alimentato l'economia francese".

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