I parenti di persone disabili potranno andare in pensione cinque anni prima. Lo prevede il disegno di legge C82 approvato recentemente all’unanimità dalla Camera dei duputati. Il provvedimento dovrà essere ora esaminato dal Senato, ma si ritiene che, sulla base dell’esito del voto dell’altro ramo del Parlamento, il provvedimento possa ottenere un risultato favorevole in breve tempo.
Il pensionamento anticipato interessa i lavoratori dipendenti e autonomi del settore privato, iscritti all’Inps che si dedicano al lavoro di cura e assistenza di familiari disabili al 100% con constatazione di gravità ai sensi della legge n. 104/1992. Possono chiedere il prepensionamento il coniuge, il genitore, il fratello, sorella o figlio che convive o ha stabilmente convissuto con la persona disabile per 18 anni da comprovare con una apposita certificazione storico-anagrafica rilasciata dal comune di residenza. Il fratello o la sorella del disabile possono beneficiare del prepensionamento solo nel caso di assenza dei genitori. È posta la condizione che il disabile non sia stato ricoverato a tempo pieno e continuativo nei 18 anni precedenti e nemmeno alla data di entrata in vigore della nuova legge. Nel caso di handicap congenito o di handicap che si manifesta dalla nascita, certificato da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, la costanza di assistenza è calcolata dalla data della nascita. Il diritto al prepensionamento può essere goduto da un solo familiare convivente per ciascuna persona disabile, presente nel nucleo familiare. Il lavoratore dipendente o autonomo del settore privato, per beneficiare del pensionamento anticipato per l’assistenza al familiare disabile, deve far valere almeno 20 anni di anzianità. Il provvedimento vigerà in via sperimentale per il triennio 2010-2012. Trascorso tale periodo sarà fatta una valutazione sulla opportunità di una sua riconferma. Con il beneficio in questione gli uomini potranno ottenere il beneficio pensionistico all’età di 60 anni e le donne a 55 anni. Esclusi dal beneficio i dipendenti pubblici. Nel pubblico vige la norma che i lavoratori aventi diritto sono esonerati dalla prestazione lavorativa, percependo il 70% dello stipendio. Dalla possibilità sono fuori i dipendenti della scuola e degli enti locali. La Camera ha approvato un ordine del giorno per superare la disparità. F.S.il Tirreno — 23 agosto
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