A 32 anni dalla legge Basaglia sospendono la loro attività gli ospedali psichiatrici di Foggia, Bisceglie e Villa Stagno di Palermo. Gli assistiti, tutti classificati come "non psichiatrici", sono stati trasferiti in strutture residenziali
PALERMO - Dopo 32 anni dalla legge Basaglia chiudono definitivamente gli ultimi ospedali psichiatrici d'Italia, meglio conosciuti come manicomi. Si tratta, in particolare di tre ex ospedali psichiatrici del Sud, due in Puglia e uno in Sicilia, istituti privati accreditati che hanno trasferito i loro ospiti, quasi trecento in tutto, in strutture residenziali che adesso dovranno essere nuovamente accreditate dalle regioni. Nonostante la chiusura dei manicomi fosse già prevista dalla legge 180, infatti, il percorso per arrivare alla presa in carico sul territorio dei pazienti psichiatrici è stato lento, anche per le difficoltà delle regioni a reperire il personale e a rendere effettivamente disponibili le più 'moderne' strutture residenziali. La chiusura degli ex ospedali psichiatrici pubblici (75 ancora in vita al censimento del 1996) si era conclusa nel 2005, mentre a quella data (cui risale anche l'ultima relazione del ministero) erano ancora funzionanti quattro strutture private, quella di San Colombano al Lambro (che ha concluso la fase di passaggio degli ultimi 69 pazienti alle strutture residenziali accreditate nel 2007), quello di Santa Maria di Foggia, il ‘Don Uva' di Bisceglie e la Villa Stagno di Palermo. Adesso anche gli assistiti di queste strutture sanitarie (117 al S. Maria, 158 al Don Uva in Puglia e 18 a Palermo, tutti classificati come "non psichiatrici") sono stati trasferiti in strutture residenziali interne agli istituti. Restano ancora in vita invece gli ospedali psichiatrici giudiziari "ex manicomi criminali ancora attivi con più di mille pazienti ancora tenuti in condizioni disumane", come hanno dimostrato le recenti indagini della commissione d'inchiesta guidata da Ignazio Marino. (set)
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