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sabato 6 novembre 2010

La non autosufficienza? Si può prevenire cambiando gli stili di vita

L'invecchiamento della popolazione non implica per forza un aumento dei disabili. Al Forum di Bologna le proposte per invertire la rotta, intervenendo su alimentazione, fumo, alcol e attività motoria. Francescutti (Oms): "La disabilità non è un destino ineluttabile, si può e si deve prevenire"


anziana fa attività fisicaBOLOGNA - Se aumentano gli anziani aumentano anche le persone con disabilità: sembra un'equazione inconfutabile, "invece la disabilità non è un destino ineluttabile: si può e si deve prevenire e contrastare". È l'invito che arriva dal Forum sulla non autosufficienza, in corso ieri e oggi a Bologna, e in particolare da Carlo Francescutti, responsabile dell'Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia, centro collaboratore per l'Italia dell'Organizzazione mondiale della sanità. Un invito a cambiare prospettiva, prima di tutto. "Bisogna smetterla con le visioni apocalittiche di un futuro popolato sempre pià da disabili - spiega Francescutti -: così si alimentano la paura e l'idea dei disabili come peso per la società".
E se oggi i dati dicono che dai 70 agli 80 anni si passa dal 9,7% al 44,5% di anziani con disabilità (Istat 2007), dal Forum bolognese arrivano alcune proposte per invertire la tendenza. Come? "Puntando sugli stili di vita - spiega Liliana Leone, ricercatrice dello Studio Cevas di Roma -. Perché la non autosufficienza nella terza età ha quattro cause principali: l'alimentazione scorretta (obesità e sovrappeso in particolare), il fumo, l'alcol e la scarsa attività motoria. Sono questi i fattori di rischio su cui intervenire per ridurre la disabilità". Si tratta in altre parole di considerare il contesto in cui la persona vive, non solo il suo handicap e la sua patologia. "È l'idea alla base dell'Icf (Classificazione internazionale del funzionamento), ovvero il nuovo metodo che l'Oms sta proponendo per la diagnosi della disabilità - aggiunge Francescutti -: il principio è che l'handicap è modificabile anche intervenendo sull'ambiente in cui viviamo".
Per Francescutti "questa è la nuova strada da seguire, anche per ridurre la spesa. L'alternativa è una lenta morte per asfissia delle politiche socio-sanitarie, che avranno sempre meno fondi". E se a livello nazionale "non c'è una proposta politica sul welfare", dal Forum arrivano alcune buone pratiche messe in atto a livello locale. Qualche esempio? La Lombardia ha stretto un accordo con i panificatori, che si impegnano a ridurre dello 0,5% la percentuale di sale nelle farine: "una misura semplice, che però cambia immediatamente i contesti di vita delle persone". E ancora i Gruppi di cammino, che uniscono socializzazione e attività motoria e che si stanno diffondendo un po' ovunque. E ancora il Piano di prevenzione della regione Emilia Romagna, secondo la Leoni "uno dei più avanzati in Europa" e rivolto a contrastare le malattie croniche. "Queste politiche sono le più sostenibili in termini di spesa - conclude la ricercatrice - e vanno svolte su tutte le fasce d'età, anche su chi è già anziano, perché funzionano anche a breve termine".

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