L'invecchiamento della popolazione non implica per forza un aumento dei disabili. Al Forum di Bologna le proposte per invertire la rotta, intervenendo su alimentazione, fumo, alcol e attività motoria. Francescutti (Oms): "La disabilità non è un destino ineluttabile, si può e si deve prevenire"
BOLOGNA - Se aumentano gli anziani aumentano anche le persone con disabilità: sembra un'equazione inconfutabile, "invece la disabilità non è un destino ineluttabile: si può e si deve prevenire e contrastare". È l'invito che arriva dal Forum sulla non autosufficienza, in corso ieri e oggi a Bologna, e in particolare da Carlo Francescutti, responsabile dell'Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia, centro collaboratore per l'Italia dell'Organizzazione mondiale della sanità. Un invito a cambiare prospettiva, prima di tutto. "Bisogna smetterla con le visioni apocalittiche di un futuro popolato sempre pià da disabili - spiega Francescutti -: così si alimentano la paura e l'idea dei disabili come peso per la società".
E se oggi i dati dicono che dai 70 agli 80 anni si passa dal 9,7% al 44,5% di anziani con disabilità (Istat 2007), dal Forum bolognese arrivano alcune proposte per invertire la tendenza. Come? "Puntando sugli stili di vita - spiega Liliana Leone, ricercatrice dello Studio Cevas di Roma -. Perché la non autosufficienza nella terza età ha quattro cause principali: l'alimentazione scorretta (obesità e sovrappeso in particolare), il fumo, l'alcol e la scarsa attività motoria. Sono questi i fattori di rischio su cui intervenire per ridurre la disabilità". Si tratta in altre parole di considerare il contesto in cui la persona vive, non solo il suo handicap e la sua patologia. "È l'idea alla base dell'Icf (Classificazione internazionale del funzionamento), ovvero il nuovo metodo che l'Oms sta proponendo per la diagnosi della disabilità - aggiunge Francescutti -: il principio è che l'handicap è modificabile anche intervenendo sull'ambiente in cui viviamo". Per Francescutti "questa è la nuova strada da seguire, anche per ridurre la spesa. L'alternativa è una lenta morte per asfissia delle politiche socio-sanitarie, che avranno sempre meno fondi". E se a livello nazionale "non c'è una proposta politica sul welfare", dal Forum arrivano alcune buone pratiche messe in atto a livello locale. Qualche esempio? La Lombardia ha stretto un accordo con i panificatori, che si impegnano a ridurre dello 0,5% la percentuale di sale nelle farine: "una misura semplice, che però cambia immediatamente i contesti di vita delle persone". E ancora i Gruppi di cammino, che uniscono socializzazione e attività motoria e che si stanno diffondendo un po' ovunque. E ancora il Piano di prevenzione della regione Emilia Romagna, secondo la Leoni "uno dei più avanzati in Europa" e rivolto a contrastare le malattie croniche. "Queste politiche sono le più sostenibili in termini di spesa - conclude la ricercatrice - e vanno svolte su tutte le fasce d'età, anche su chi è già anziano, perché funzionano anche a breve termine".
Nessun commento:
Posta un commento