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sabato 6 novembre 2010

Pioggia di telegrammi sul Campidoglio contro la chiusura delle case famiglia

Oltre 100 telegrammi inviati al sindaco Alemanno per chiedere un intervento contro la chiusura delle 55 strutture della capitale. 350 i disabili a rischio. L’associazione Casa al Plurale: “Se le cose non cambiano non arriveremo a fine di dicembre”

genteROMA - "Sindaco, trecentocinquanta disabili rischiano chiusura casa famiglia se non saranno adeguate rette in assestamento di bilancio. Confidiamo in un tuo intervento urgente". Non è scritto male, è il testo di uno dei 110 telegrammi inviati al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e all'assessore al Bilancio e allo sviluppo economico, Maurizio Leo, da ciascuna delle 55 case famiglia romane, due telegrammi per casa famiglia. Una originale forma di protesta, promossa da "Casa al Plurale" l'associazione che riunisce le case famiglia romane, per chiedere alle istituzioni un segno d'interessamento che possa sfatare i timori di chiusura entro l'anno delle proprie strutture. Una prospettiva "inevitabile - spiega l'associazione - se il Comune capitolino non provvederà subito all'adeguamento delle rette".
"Noi conserviamo ancora fiducia nell'amministrazione - afferma Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale -, ma c'è fortissima preoccupazione e sofferenza. La maggioranza delle case famiglia di Roma, se la situazione resta immutata, non arriverà alla fine di dicembre". L'associazione, inoltre, ha presentato anche all'assessore alle Politiche sociali del comune di Roma, Sveva Belviso, una richiesta affinché si possano trovare nel bilancio le risorse necessarie, che secondo l'associazione ammontano circa 2,8 milioni di euro. Alle case famiglia è arrivato l'appoggio di Confcooperative e Legacoop, "si stanno facendo carico della contrattazione con il Comune - spiega l'associazione - e sostengono questa battaglia portata avanti per non abbandonare a se stessi gli oltre trecento disabili ospitati nelle 55 case famiglia della Capitale". La protesta dei telegrammi, però, non è il primo tentativo di richiamare l'attenzione delle istituzioni sul problema. A luglio scordo era stata proprio Casa al Plurale a lanciare un grido di allarme proponendo, ricorda Berliri, di "fermare i lavori della Nuvola di Fuksas per salvare i disabili. Le case famiglia di Roma rischiano di chiudere: per adeguare le rette basterebbe meno del 2% del costo della Nuvola".

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