Owen Cain ha 7anni. Da quando è nato è affetto da una malattia debilitativa del sistema muscolare che lo obbliga a vivere attaccato ad un respiratore artificiale e gli ha tolto la possibilità di fare anche i movimenti più semplici. L’IPad lo sta riportando alla vita.
I genitori hanno cercato per anni un dispositivo con cui il figlio potesse interagire con il mondo, ma inutilmente. Fino a quando un’infermiera ha pensato di portare a casa dei Cain a Brooklyn il nuovo gioiello tecnologico della Apple e il suo mondo è cambiato. Il bambino non è in grado di usare il mouse dei normali computer, ma con il sistema ‘touch screen’, riesce a gestire tutti i comandi semplicemente toccando lo schermo con un dito. Nonostante all’età di 8 mesi gli siano stati diagnosticati soltanto altri due anni di vita, Owen è un bambino tenace e curioso. Ha imparato a leggere, scrivere e persino la matematica.“Ora può fare tante cose, si sente come gli altri bambini”, dice la madre del ragazzino. Il dispositivo della casa americana infatti ha centinaia di applicazioni che permettono a Owen non solo di comunicare con gli altri, ma anche di giocare, imparare a suonare uno strumento o disegnare.
Dal suo debutto sul mercato lo scorso aprile, l’IPad è sempre più utilizzato per permettere alle persone disabili di interagire con il resto del mondo. Allo Sheper Center, un centro di riabilitazione per tetraplegici ad Atlanta, alcuni ragazzini hanno ricevuto in regalo un Apple e riescono a utilizzarlo grazie a una lunga penna che muovono con la bocca. I parenti di alcuni bambini autistici sono riusciti a insegnare loro le nozioni di base grazie alle applicazioni del dispositivo della casa americana. I medici del Walter Reed Army Medical Center di Washington usano l’applicazione ‘text-to-speech’ per permettere ai pazienti di trasformare lo scritto in suoni.
Specialisti e familiari degli ammalati non hanno dubbi sull’utilità del nuovo strumento Apple, e oltretutto l’IPad è molto più economico di altri dispositivi ideati e prodotti esclusivamente per fini medici. Purtroppo però nessuno tiene traccia di quanto venga usato dai disabili e la maggior parte delle società previdenziali americane non lo riconosce come ‘dispositivo terapeutico’, escludendolo dalla lista dei macchinari prescrivibili.
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