A lanciare l'allarme è CoorDown, il coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindorme di Down. "Le visite mascherano la volontà dell'Inps di revocare l'accompagno". Il coordinamento preannuncia ricorsi e battaglie legali su tutti i fronti, appellandosi a Ministri e direttori generali per la cessazione di un atteggiamento definito "vessatorio"
ROMA - Un appello ai Ministri competenti e alla Direzione Nazionale dell'Inps affinché cessi immediatamente l'azione vessatoria nei confronti delle persone con sindrome di Down e l'invito alle famiglie che hanno subito la revoca dell'indennità di accompagnamento a denunciare i fatti alla competente Procura della Repubblica: è quanto si appresta a fare CoorDown, il coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindorme di Down, a seguito del comportamento che l'Inps sta adottando in merito alle visite di accertamento per l'indennità di accompagno. Viste sommarie, indennità revocate, famiglie sole.
"Nonostante la collaborazione offerta all'Inps, l'Istituto nazionale di previdenza sociale, nel mese di agosto dal CoorDown, si moltiplicano - denuncia il coordinamento in una nota - in questi giorni visite sommarie e sbrigative, mirate unicamente alla revoca dell'indennità di accompagnamento". "La collaborazione - scrivono - non è stata evidentemente sufficiente alle Commissioni dell'Inps, tanto che le persone con sindrome di Down, in diverse sedi sul territorio nazionale, sono chiamate a visita e, subito dopo, si vedono revocato il diritto all'indennità di accompagnamento". Nel dettaglio, lo scorso agosto, a seguito di una corrispondenza con l'Inps, il CoorDown aveva garantito la piena collaborazione delle associazioni - nell'ambito di una giusta operazione tesa a smascherare i falsi invalidi - affinché le famiglie delle persone con sindrome di Down fornissero tutta la documentazione necessaria come indicato nel Decreto Ministeriale del 2/8/2007 e perché avesse effetto la "giusta operazione" tesa a smascherare i falsi invalidi. Ricordando che le persone con sindrome di Down, dopo la certificazione delle competenti commissioni mediche delle Asl, rientrano tra le disabilità esentate da ogni successiva visita o controllo (art. 94 comma 3 della legge 289 del 27 dicembre 2002 e art. 42 comma 7 della legge 326 del 24 novembre 2003), CoorDown oggi chiede chairezza. "Rimane incomprensibile - scrivono - come mai le commissioni periferiche dell'Inps ignorino completamente le documentazioni presentate convocando successivamente a visita medica di controllo. Tali visite avvengono senza gli idonei test di valutazione, in modo sbrigativo, sommario e lesivo dei diritti delle persone con sindrome di Down. Il tutto in contrasto con le norme in vigore, tanto che sull'argomento sono fioccate interpellanze parlamentari da tutti i gruppi politici e votati ordini del giorno in alcuni consigli regionali".
"Le ragioni per cui, per legge, le persone con sindrome di Down sono in situazione di gravità (la grave riduzione di autonomia di tali soggetti nella gestione delle necessità della vita quotidiana e i danni conseguenti, ndr), sono perfettamente sovrapponibili - incalzano dal coordinamento - alle condizioni che legittimano la concessione della indennità di accompagnamento ed a quelle per le quali ai sensi dell'art. 42 comma 7 L. 326/2003 non sono rivedibili nemmeno ai fini dell'indennità. L'azione quindi che si sta svolgendo verso le persone con sindrome di Down è dunque palesemente illegale".
"Il CoorDown - chiosa la nota - lancia quindi un appello ai Ministri competenti e alla Direzione Nazionale dell'Inps affinché cessi immediatamente l'azione vessatoria nei confronti delle persone con sindrome di Down, contestando l'applicazione della circolare Inps n.76 del 22/06/2010 che ne ha fornito le indicazioni operative e invitando le famiglie, che hanno subito la revoca dell'indennità di accompagnamento, a denunciare i fatti alla competente Procura della Repubblica per l'evidente abuso d'ufficio consumato ai propri danni in plateale ed ingiustificata violazione delle leggi".
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