Presentati a Roma i risultati del primo anno di sperimentazione del progetto europeo "Ring". Il kit, in attesa di validazione, è composto di guida, dvd e programma di intervento socio-educativo. Bianchi: "Formazione quanto mai necessaria"
ROMA - La formazione dei caregiver che si occupano dei malati di Alzheimer in Italia è utile ed oggi quanto mai necessaria. È quanto è emerso ad un anno di sperimentazione del progetto europeo "Ring" che mira alla formazione dei caregiver formali (assistenti familiari e operatori sanitari) e informali (familiari) attraverso dei corsi specifici ed un kit di materiali formativi. I risultati parziali sono stati presentati a Roma ieri mattina durante una conferenza presso Palazzo Marini alla Camera dei deputati. Il progetto, avviato lo scorso anno, ha coinvolto diverse istituzioni tra cui la Divisione servizi sociali e rapporti con le aziende sanitarie di Torino e il Dipartimento di scienze gerontologiche geriatriche e fisiatriche del Policlinico Gemelli e ha mirato alla sperimentazione di tre strumenti: una "Guida per chi si prende cura", un Dvd realizzato con frammenti di film sul tema della cura realizzato dal Centro Maderna e un programma di intervento psico-educativo. Un kit che verrà validato durante il meeting europeo che si terrà nel mese di dicembre in Turchia.
La sperimentazione, in Italia, ha interssato 560 persone e ha permesso di individuare risultati interessanti e anche inaspettati. "In genere per questi progetti la sperimentazione ha numero molto più contenuti - ha affermato Cristiana Bianchi, coordinatore tecnico Ring dell'Ufficio salute del Comune di Torino -. Noi abbiamo fatto una sperimentazione molto elevata che ci ha permesso di avere indicatori di quanto sia importante la formazione dei caregiver informali, dei familiari e dei volontari". Risultati soddisfacenti riscontrati soprattutto tra quelle persone che intendono prendersi cura di un proprio familiare. "Ci sono dei risultati molto importanti sui caregiver informali - ha spiegato Bianchi -, questo modulo piace tantissimo". Ma anche tra chi si occupa della cura del malato di Alzheimer ci sono state buone reazioni. "Sui caregiver formali i risultati sono buoni - ha aggiunto -. Contrariamente alle nostre aspettative quello che piace di più è il programma psico-educazionale, perché prevede dei compiti a casa, degli esercizi di rilassamento e inoltre nel gruppo di caregiver si sviluppano anche dei gruppi di auto aiuto. È studiato che le badanti assumono un sacco di psicofarmaci perché non reggono la situazione, sono fuori casa, con una persona che non li chiama con il loro nome, che comincia ad avere una demenza. Il fatto di fare degli esercizi per se stessi è molto gradito. Nel gruppo, poi, parlano della loro ansie e della loro depressione".
Il programma di formazione, anche se non ancora validato, è già molto richiesto in Italia. Segno, ha spiegato Bianchi, che ci si trova di fronte ad una necessità avvertita da chi si occupa di accudire un malato di Alzheimer. "Abbiamo 110 richieste a livello nazionale di questo kit - ha affermato -. Una volta validato ci sarà poi una disseminazione e corsi per formatori. Siamo già stati invitati a circa 6 convegni di un certo livello in ambito sociosanitario. Andremo a Milano a novembre, saremo presenti al Forum della sanità a Bologna, mentre il Friuli-Venezia Giulia vuole esportare questo kit ed utilizzarlo per tutta la regione. Probabilmente questa era proprio una carenza". Oltre alle 4 mila guide già stampate, il futuro del progetto che terminerà il prossimo anno, vede in programma anche un convegno europeo a Torino. "È un progetto necessario - ha concluso Bianchi -. Serve una regolamentazione entro cui muoversi perché non tutte le regioni hanno riconosciuto i corsi formativi degli assistenti familiari. Noi a Torino ne abbiamo 22 di 200 ore, ma il Piemonte, ad esempio, non ha ancora riconosciuto l'attestato di assistente familiare, mentre la regione Lazio ha riconosciuto il corso". Per maggiori informazioni sul progetto www.comune.torino.it/pass/ring
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