Verrà presentato il prossimo 16 ottobre al festival di San Francisco “Miss Landmine”, documentario ispirato ad un concorso di bellezza per ragazze che hanno subito un’amputazione ad una gamba a causa di mine antipersona. Il concorso, promosso con lo slogan “ciascuno ha il diritto alla bellezza”, negli anni scorsi, ha visto sfilare (su una gamba e una stampella) ragazze di paesi come Cambogia e Angola desiderose di affermare se stesse e di aggiudicarsi il primo premio: un nuovo arto artificiale. La manifestazione è stata al centro di controversie. La Cambogia ne ha vietato lo svolgimento al suo interno poiché considerata macabra; l’organizzazione non governativa (Ong) norvegese che lo promuoveva, l’altro giorno ha accusato un’Ong australiana di aver avuto un ruolo decisivo in tale annullamento.
Benché bandite dai trattati internazionali, le mine antipersona causano ancora oggi, specialmente nei paesi del Sud del mondo, migliaia di vittime, “colpevoli” di aver camminato, giocato su terreni e campi minati. Stando al trailer del documentario, è questa la realtà che si vuole portare alla luce e denunciare. Il concorso di bellezza è poi considerato la risposta al danno procurato. L’accusa di macabro è il minimo. Spettacolo, sensibilizzazione, beneficenza, assistenza si mescolano tra di loro, ma dietro i soliti buoni propositi si nascondono nuovamente risposte aberranti. La spettacolarizzazione della disabilità. Il solito premiare solo i campioni di qualcosa, e tutti gli altri peggio per loro. La promozione di eventi e manifestazioni che ambiscono alla normalizzazione, scimmiottano la normalità senza confrontarsi con la diversità. Questa Ong non può essere accusata dei disastri prodotti dalle mine, ma sulle modalità di affrontare la questione qualche responsabilità ce l’ha. Più che ad essere belli, non è meglio avere il diritto di non saltare su aggeggi esplosivi? Non è meglio avere il diritto previdenziale di poter camminare, muoversi, agire grazie a tecnologie adeguate fornite a tutte le persone con disabilità e non solo ai belli, fortunati o facoltosi?
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