In Europa esistono ancora centri di detenzione per persone con disabilità. In Bulgaria indagano su decessi e abusi su minori. Hammarberg (Consiglio d'Europa): "Non è stato fatto abbastanza per prevenire". Dalla Serbia e dalla Macedonia, segnali positivi
ROMA - In Bulgaria, alla procura generale è stato aperto un fascicolo d'inchiesta che riguarda 166 decessi e più di 30 casi di abuso a danno di minori con disabilità detenuti in istituti statali. Il Commissario per la difesa dei diritti umani al Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg lo denuncia in una nota pubblicata ieri sera.
"Questo - scrive Hammarberg - è un'importante segnale non solo per le autorità bulgare ma per tutti quegli stati che hanno ancora questo tipo di vecchie istituzioni per giovani e adulti". Il Commissario sostiene che in molti Paesi membri del Consiglio ci sono ancora persone con disabilità segregate in centri e private di ogni contatto con il mondo esterno.
"In numerosi casi - racconta Hammarberg - vivono in condizioni inadeguate, subiscono torture e sono private dei diritti umani. In molti casi, le morti non vengono né investigate né riportate". Imprigionati sui letti per essere tenuti "sotto controllo", migliaia di disabili europei sono vittima di violenze impunite. "Troppo poco è stato fatto per prevenire ed evitare queste violazioni dei diritti umani", afferma Hammarberg.
Eppure la convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità mette in seria discussione la legittimità di questi istituti. Senza contare che anche il Consiglio d'Europa ha proposto un "piano d'azione 2005-2015" che dovrebbe approdare al definitivo smantellamento delle "case per disabili". I risultati, però, si fanno ancora attendere.
Thomas Hammarberg chiude il suo intervento con degli esempi positivi: "La ‘de-istitituzzionalizzaione' di questi centri è stata intrapresa seriamente in certi Paesi. Ad esempio, in Albania ho notato che il processo che ha spostato persone dalle comunità a singole case-famiglia ha dato effetti soddisfacenti. Anche in Serbia e Macedonia sono stati adottati ambiziosi piani per una riforma del sistema".
"Questo - scrive Hammarberg - è un'importante segnale non solo per le autorità bulgare ma per tutti quegli stati che hanno ancora questo tipo di vecchie istituzioni per giovani e adulti". Il Commissario sostiene che in molti Paesi membri del Consiglio ci sono ancora persone con disabilità segregate in centri e private di ogni contatto con il mondo esterno.
"In numerosi casi - racconta Hammarberg - vivono in condizioni inadeguate, subiscono torture e sono private dei diritti umani. In molti casi, le morti non vengono né investigate né riportate". Imprigionati sui letti per essere tenuti "sotto controllo", migliaia di disabili europei sono vittima di violenze impunite. "Troppo poco è stato fatto per prevenire ed evitare queste violazioni dei diritti umani", afferma Hammarberg.
Eppure la convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità mette in seria discussione la legittimità di questi istituti. Senza contare che anche il Consiglio d'Europa ha proposto un "piano d'azione 2005-2015" che dovrebbe approdare al definitivo smantellamento delle "case per disabili". I risultati, però, si fanno ancora attendere.
Thomas Hammarberg chiude il suo intervento con degli esempi positivi: "La ‘de-istitituzzionalizzaione' di questi centri è stata intrapresa seriamente in certi Paesi. Ad esempio, in Albania ho notato che il processo che ha spostato persone dalle comunità a singole case-famiglia ha dato effetti soddisfacenti. Anche in Serbia e Macedonia sono stati adottati ambiziosi piani per una riforma del sistema".
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